Recensione: "La banalità del male" di Hannah Arendt

“La banalità del male” di Hannah Arendt 



“Perché non protestavate? Perché salivate sui treni? Perché, essendo in 15.000 contro poche centinaia di guardie, non vi ribellaste passando all’attacco? Ma la triste verità è che quell’argomento serviva a ben poco, perché nessun gruppo etnico, nessun popolo si sarebbe comportato diversamente.”

Il 27 gennaio è stato proclamato dall’ONU giorno per ricordare le vittime dell’Olocausto. In passato questa data, precisamente nel 1945, è stata quella della liberazione di uno dei più famosi campi di sterminio quello di Aushwitz, ad opera delle truppe sovietiche.

In occasione di questa Giornata della Memoria, ho pensato per voi ad un consiglio di lettura a tema: “La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme” di Hannah Arendt.

Non è mai facile leggere, guardare film o sentire notizie sulle persecuzioni, lasciano un piccolo dolore nel cuore, tante domande e tanti “e se …?”, ma riprendendo le parole di Primo Levi “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” per non commettere gli orrori del passato.

Tutti gli anni leggo un libro a tema Shoah in cui i fatti principali riguardano la morte nei campi di sterminio, la fatica, il dolore e le emozioni raccontate dai sopravvissuti (Il diario di Anne Frank, Se questo è un uomo, il tatuatore di Aushwitz, La notte, Il bambino con il pigiama a righe, ecc. …). Quest’anno però, non essendo già di per sé facile per la situazione in cui stiamo vivendo causata dall’epidemia, ho scelto un libro in cui non venisse risaltato il dolore, e in “La banalità del male” la tematica passa quasi (ripeto QUASI) in secondo piano.

In questo saggio, la Arendt racconta il processo di Adolf Eichmann, svoltosi a Gerusalemme negli anni ’60.

Eichmann fu un componente nazista dell’RSHA, accusato per aver inizialmente contribuito alla migrazione forzata degli ebrei per spingerli fuori dal territorio nazista e successivamente per la loro deportazione e trasferimento presso la “soluzione finale”, così i nazisti definivano ciò che accadeva nei campi di sterminio.

L’attenzione viene posta soprattutto sull’ambito politico, economico e giuridico dell’organizzazione nazista e delle procedure per “far funzionare” un campo di sterminio, argomenti che ho trovato molto interessanti non avendoli mai approfonditi prima.

L’autrice, sulla figura di Eichmann, definisce l’imputato un inetto, che sembra non curante delle sue azioni e del male che ha causato, ripetendo di non essere pentito di nulla: “Impiccatemi pubblicamente come monito per tutti gli antisemiti di questa terra. Ma il pentimento è roba da bambini.”


Voi siete soliti fare letture o vedere film a tema?

Quale lettura e quale film avete scelto quest’anno?

Inoltre, se anche voi avete letto il saggio “La banalità del male”, sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Vi aspetto nei commenti.

Franci🌺

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